An dir mia che...
Seint chi perla
Fin che la barca
Bim, Bam, Bom
Cara mamma...
Bali a tot...
I Frati Cerconi
Stréca i occ...
Otello
Al nebioun
I passi dell'orco
Il buio sopra di noi
Veta dura
Angiolina
La scatola di colori
Trappola per topi
Vudo'm al sachi
Capodanno a Parigi
La Bella e la Bestia
L'Orlando innamorato
Rose rosse per te
Letture ed altro
Allodole
U.A.I. Festival
La locandiera
Raccontar Cantando
Re Mida
Visita ai parenti
Partita doppia
I due gemelli veneziani
Arlecchino servitore
Produzione 2007 |
TRAPPOLA PER TOPI Riduzione e adattamento: Silvano Morini
Personaggi ed interpreti: Il sergente Trotter: Lauro Margini
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LA TRAMA
Tre bambini, spauriti e indifesi come i “tre topolini ciechi” di una famosa filastrocca, sono stati seviziati e maltrattati al punto che uno di loro ha perso la vita. Una vicenda starziante... ma lontana e dimenticata. Come mai, dunque, risorge perentoria, dopo tanti anni, a minacciare gli ospiti di una pensioncina a conduzione famigliare? L'azione si svolge nella campagna londinese durante una tormenta di neve. La radio trasmette in continuazione appelli della polizia che è alla ricerca di un pazzo omicida. Stando alle "apparenze" iniziali, i protagonisti del dramma sono i due proprietari dell'albergo Castello del Frate, un artista mattoide, una signora di mezza età noiosa e petulante, un maggiore dell'esercito inglese in pensione e una ragazza disinibita. Intanto tutte le vie di comunicazione sono bloccate per la neve, e qualcuno ha tagliato i fili del telefono. Castello del Frate e' letteralmente isolato dal mondo, e una musichetta sinistra aleggia per le sue stanze: é la "sigla dell'assassino".
Il grandissimo pregio di questo scritto per il teatro, ripreso dal romanzo “Tre topolini ciechi” è stata la capacità della scrittrice di riunire in un solo testo tre generi diversi; infatti, come disse la stessa autrice “non è proprio un dramma, ma ne riassume vari aspetti, non è proprio una commedia brillante e per finire non è proprio un giallo”. Insomma è un insieme di più generi che accontenta, proprio per questo, più persone dai gusti disparati. Il successo di questo racconto è dovuto al fatto che racchiude tutti gli elementi caratteristici della produzione della scrittrice: il delitto nella camera chiusa, la sospettabilità di ogni personaggio, la colpevolezza ineluttabile del meno sospettato e un uso sapiente del linguaggio anche nelle situazioni più macabre. La genialità della scrittrice risiede, oltre nel modo in cui riesce a dare sempre nuovi indizi senza mai cadere nell’assurdo o nella contraddizione, nel rapporto di onestà che instaura con chi assiste alla rappresentazione: non lo porta mai volontariamente fuori strada, anzi rende evidenti tutti gli indizi, ma l’emotività che permea tutta la narrazione neutralizza di fatto la razionalità e la capacità di deduzione dello spettatore. In questo giallo i personaggi si presentano diversissimi tra di loro, sono sovrastati dall’isolamento forzato e hanno in comune qualcosa da nascondere. Ognuno di loro reagisce e si comporta in maniera diversa appena apprende che la polizia indagherà tra di loro; insomma i personaggi, che la scrittrice inglese ci fa conoscere piano piano, rivelano sfumature inaspettate che svelano pian piano i segreti che ognuno di loro nasconde. In ogni personaggio l’autrice mette un pezzetto di se stessa, proietta i suoi stati d’animo, le sue scelte, le sue esperienze e le sue paure; ne risultano pertanto dei personaggi autentici, tridimensionali, solidamente quotidiani, complementari o antitetici. L’azione è liscia, scorrevole, senza effetti nè colpi di scena eclatanti, anzi è tutta incentrata su di un tempismo perfetto di entrate, uscite e gesti, calcolati per dare un loro particolare significato. Il parlato, sempre nitido, sintetico, funzionale, ma allo stesso tempo ricco di significati, è la struttura portante del giallo, copre, scopre, deforma, mescola continuamente la realtà.